Una riflessione sulla fiducia cieca, sul potere che detta le regole e sulla necessità di pensare con mente libera e coscienza aperta.
In un mondo che corre veloce, che urla da ogni canale la sua verità confezionata, fermarsi a pensare sembra quasi un atto rivoluzionario. Ma proprio lì, nel silenzio del dubbio e nella calma del ragionamento, si nasconde forse l’ultimo spazio di libertà che ci è rimasto.
Non si tratta di essere medici o scienziati. Non si tratta neppure di mettere in discussione la scienza in sé, che di per sé è un metodo e non un dogma. Il punto è più semplice e, allo stesso tempo, più profondo:
chi è che detta le regole? Chi controlla le informazioni?
E soprattutto: chi ha davvero il potere di smentirsi?
Viviamo dentro un sistema in cui chi dovrebbe fare da arbitro, troppo spesso, gioca anche la partita. E questo crea un paradosso evidente: la neutralità scompare. Ci si trova così a dover accettare spiegazioni ufficiali che raramente mettono in discussione sé stesse, e quando qualcuno osa farlo, la sua voce viene subito archiviata sotto etichette scomode. "Complottista", "no-vax", "disinformato". Tutto pur di evitare un confronto onesto.
Ma la riflessione va oltre la questione sanitaria o scientifica. Non è solo una faccenda di vaccini, virus o trattamenti. È una questione di logica, di struttura e di potere. Chi ha il potere di decidere cosa è “vero” e cosa no, ha anche il potere di tutelare i propri interessi. E quando chi comunica, promuove e autorizza è lo stesso ente, la stessa voce, allora la fiducia cieca diventa non solo rischiosa, ma ingenua.
Eppure, ogni volta che qualcuno prova a sollevare questi dubbi con rispetto e con lucidità, viene ricacciato nel recinto del sospetto. Ma il sospetto, se non è frutto di odio o di ignoranza, è spesso solo il primo passo verso la consapevolezza. E questa consapevolezza parte anche da un'esperienza che, pur non essendo scientifica, è reale, concreta, umana.
Le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle effetti avversi, dolori, o persino lutti, sono troppo spesso derubricate a “casi isolati”. Ma ogni storia è un mondo. E quando quelle storie diventano tante, ignorarle diventa una scelta, non una svista. Nessuno pretende che un’emozione valga quanto uno studio scientifico. Ma è altrettanto pericoloso pensare che la scienza possa crescere se chi la guida decide a priori cosa si può o non si può scoprire.
In fondo, la vera forza del pensiero critico non sta nel negare tutto, ma nel non accettare nulla senza prima averlo interrogato. Questo non significa rifiutare la medicina, le cure, o il sapere. Significa solo pretendere che quel sapere non sia condizionato da interessi economici, politici o ideologici.
Ed è proprio qui che emerge la contraddizione più evidente: chi detiene il potere di validare la “verità” è anche colui che ha tutto da perdere nel caso quella verità venisse smentita. E allora ci si chiede: può un sistema ammettere i propri errori, se per farlo dovrebbe mettere in discussione se stesso? La logica risponderebbe di no.
In questo contesto, la parola “complottismo” diventa un’arma di distrazione. Un’etichetta facile da usare per zittire ogni voce fuori dal coro. Ma tra l’adorazione cieca e la negazione assoluta esiste una via di mezzo: quella del pensiero libero.
Ed è lì che si posiziona "Pensieri e Parole".
Non per dividere, ma per unire attraverso il dubbio costruttivo. Non per urlare verità assolute, ma per offrire spunti, provocazioni, domande. Perché è proprio il domandare che tiene viva la libertà.
Non servono grandi prove per vedere che viviamo in un mondo dove il controllo è sottile, dove si è liberi solo nella misura in cui si accetta ciò che viene detto. La storia, del resto, ci insegna che gli errori più gravi sono sempre partiti da certezze indiscutibili.
E allora, chi arbitra davvero la partita?
Non abbiamo la pretesa di saperlo. Ma abbiamo il diritto, e forse il dovere, di chiederlo. Perché in un mondo dove chi dovrebbe vigilare è anche parte attiva del gioco, la vera rivoluzione è continuare a pensare. Con rispetto, con calma, ma senza mai spegnere quella scintilla che ci distingue: la capacità di dubitare, di vedere, di scegliere.
E se un giorno dovessimo scoprire che avevamo torto, sarà stata comunque una strada percorsa con coscienza. Ma se non ci poniamo mai le domande, vivremo credendo a risposte che non sono nostre.
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Frank Perna
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