16 giugno 2025

Il Paradosso Della Memoria

Un tempo vittime, oggi carnefici: quando la storia si ripete e il mondo resta a guardare.



C’è una domanda che, ultimamente, torna spesso nella mente di chi osserva i fatti con una coscienza inquieta:
com’è possibile che un popolo sopravvissuto all’orrore di un genocidio possa oggi, nelle azioni di una sua parte dirigente, replicare lo stesso meccanismo verso un altro popolo?

Non è questione di schieramenti, non è un conflitto tra tifoserie geopolitiche. È un richiamo alla coerenza umana. È una voce che si leva di fronte al paradosso storico che ha dell’incredibile: il popolo ebraico, vittima del nazismo, è oggi rappresentato da uno Stato che, nelle sue scelte politiche e militari, sta annientando il popolo palestinese.

Non si tratta solo di guerra. Si tratta di espulsione sistematica, di bombardamenti su civili, di bambini senza scuole e senza futuro, di un popolo privato di terra, diritti e voce. È un genocidio, anche se molti si rifiutano di chiamarlo così.

E mentre il mondo assiste, o meglio, una parte del mondo tace e acconsente, si ripete un copione già visto: quello dell’inerzia davanti all’orrore.

In passato, ci si è mobilitati per fermare Hitler. Oggi, molti Stati, tra cui l’Italia, restano complici silenziosi, schierandosi con chi commette il crimine, solo perché legati da interessi politici o alleanze strategiche, come quella con gli Stati Uniti.

L’amarezza è doppia: non solo per l’orrore che continua, ma anche per il doppio standard con cui viene raccontato. Due pesi e due misure. La Shoah è, giustamente, riconosciuta come la più atroce delle violenze del Novecento. Ma oggi chi osa parlare del genocidio palestinese viene etichettato come antisemita.

Eppure la denuncia non è contro un popolo, ma contro un potere che si è lasciato corrompere dalla stessa follia contro cui un tempo si è combattuto. Non sono "gli ebrei" a essere in discussione, ma le azioni concrete dello Stato d’Israele e del suo attuale governo, che ha progressivamente disumanizzato l’altro, il palestinese, fino a renderlo sacrificabile.

Ciò che inquieta di più, forse, è vedere come il mostro non sia stato ucciso nel ‘45, ma semplicemente si sia cambiato d’abito. E oggi, quel mostro si muove protetto dal silenzio, dalla diplomazia vigliacca e dai social media, dove l’odio viene normalizzato, anzi celebrato.

È un punto di non ritorno per chi crede nei diritti umani, nella giustizia, nella memoria.
Perché se oggi non abbiamo il coraggio di chiamare genocidio ciò che è un genocidio, allora dobbiamo anche smettere di raccontare ai nostri figli che "il male va fermato". Dobbiamo smettere di illuderci che l’umanità abbia imparato qualcosa dalla storia.

E questa è la vera vergogna.



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Frank Perna

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