18 giugno 2025

Il Costo Nascosto Di Ogni Pasto

Mangiare è un atto naturale, ma anche inevitabilmente crudele. Una riflessione scomoda sull’etica del nutrirsi.



Mangiare è un atto quotidiano, quasi banale nella sua ripetizione. Ci sediamo a tavola, consumiamo cibo e riprendiamo la nostra giornata, spesso senza soffermarci troppo sul percorso che quel piatto ha compiuto per arrivare fin lì. Eppure, dietro ogni morso si cela una verità antica e scomoda: nutrirsi è sempre, in qualche misura, un atto di morte.

In un mondo dove i dibattiti etici sul cibo sono sempre più accesi, tra vegetariani, vegani, onnivori e fruttariani, si parla tanto di scelte “etiche”, di alimentazione consapevole, di rispetto per la vita. Ma raramente ci si spinge a riflettere su ciò che accade davvero, nel concreto, quando si produce cibo, anche vegetale.

Nessun pasto è davvero innocente

Chi coltiva la terra lo sa. Per raccogliere un’insalata o un pomodoro si combatte quotidianamente con parassiti, insetti, lumache. Si proteggono le piante, si difendono i raccolti. Anche chi lavora in modo biologico o sostenibile, a un certo punto, è costretto a scegliere: salvare la pianta o salvare l’insetto.

E allora l'atto di mangiare, anche solo una zucchina, comporta la morte di qualcos’altro. Non di un mammifero, certo. Ma di minuscoli esseri viventi che reagiscono al pericolo, fuggono, evitano. Segni chiari di una coscienza primitiva, ma reale.

Dove finisce allora la linea che separa la vita che conta da quella che non conta? È solo una questione di dimensioni, di somiglianza a noi? Siamo davvero così sicuri che una formica valga meno di un coniglio solo perché ha meno occhi espressivi?

Etica selettiva: una trappola moderna

La verità è che spesso la nostra sensibilità è selettiva. Ci commuoviamo davanti a un agnello, ma non battiamo ciglio se dobbiamo spruzzare insetticidi su centinaia di afidi. Difendiamo la causa animale, ma compriamo cibo da filiere che sfruttano lavoratori in condizioni disumane dall’altra parte del mondo. La sofferenza è ovunque, anche dove non si vede.

Eppure, non è questa un’accusa. Non si vuole colpevolizzare nessuno. Anzi, questa riflessione nasce proprio per spezzare il gioco delle accuse: quello che punta il dito sugli altri per sentirsi più puro. È una riflessione che non giustifica, ma problematizza. Non assolve, ma invita alla coscienza.

La morte nella natura: inevitabile e necessaria

In natura, ogni essere vivente si nutre a spese di qualcos’altro. Gli uccelli mangiano insetti, le formiche fanno razzie nei campi, le piante soffocano altre piante per conquistare spazio e luce. La vita stessa è competizione, sacrificio, lotta. Ed è dentro questo ciclo che l’essere umano si muove, anche quando crede di farlo in modo etico.

Allora forse non dovremmo più chiederci “come posso nutrirmi senza uccidere?”, perché quella è un’utopia. La vera domanda, la più umana, è:

Come posso vivere e nutrirmi causando meno danno possibile, con rispetto, consapevolezza, gratitudine?

Una consapevolezza nuova

Questa riflessione non mira a difendere il consumo di carne, né a negare la sofferenza animale. Non è uno sfogo contro i vegani o un sostegno agli onnivori. È qualcosa di diverso. È un invito alla complessità.

Ogni boccone ha un costo. Ogni pasto è una scelta.

E forse il vero gesto etico non è “evitare la morte”, ma riconoscere che c'è, accettarla, e onorarla.

Forse, se imparassimo a vivere con questa consapevolezza scomoda, mangeremmo meglio. Non solo nel corpo. Ma nella coscienza.



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Frank Perna

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