05 agosto 2025

Dal fumo allo svapo: un vizio che cambia forma, non sostanza

Quel respiro che dice più di quanto sembri.



C’è un nuovo gesto, sempre più comune tra i giovani di oggi. Un gesto che ricorda quello antico, quello del tirare lentamente da una sigaretta accesa. Solo che al posto del tabacco bruciato c’è un vapore profumato, una scia aromatica che sa di frutta, menta, caramella o bubble gum.

Non si fuma più, si svapa.

A prima vista potrebbe sembrare un’evoluzione, quasi un progresso. In fondo, la sigaretta elettronica è nata con l’idea, o almeno con la promessa, di sostituire la vecchia sigaretta: ridurre i danni, aiutare a smettere, offrire un’alternativa apparentemente più “salutare”. Ma come spesso accade nella storia, ciò che nasce per un certo scopo finisce per assumere un ruolo diverso, a volte persino opposto.

Oggi la sigaretta elettronica non è più uno strumento per smettere di fumare, ma un modo per iniziare.

Non è raro vedere adolescenti svapare fin dai primi anni delle superiori, senza mai aver toccato una sigaretta tradizionale. In molti casi non è la ricerca di un sollievo o di un sostituto, ma un modo per essere parte di qualcosa. Perché la sigaretta elettronica, oggi, è un codice sociale, un accessorio, uno status. Fa parte di quel linguaggio non verbale con cui si entra in sintonia con il gruppo. E in fondo, è sempre stato così. Anche chi fumava, lo faceva spesso non per necessità, ma per uniformarsi. La differenza è che oggi il gesto è cambiato, ma la dinamica resta.

Il paradosso è evidente: uno strumento nato per smettere, ha portato molti a cominciare.

E non è solo questione di moda. La nicotina, in molti casi, c’è eccome. Anche se nascosta dietro sapori gradevoli e confezioni colorate. In alcune versioni, è presente in quantità persino superiori rispetto alle sigarette classiche. Solo che arriva in modo più “soffice”, più mascherato, più accettabile.

Ma la dipendenza resta, se non fisica, almeno psicologica. Perché il gesto si imprime, diventa parte della routine, costruisce un’identità, si ripete e si consolida.

Alcuni studi parlano già di effetto gateway, quel fenomeno per cui lo svapo sarebbe la porta d’ingresso al fumo tradizionale. Un’ipotesi inquietante, soprattutto se consideriamo che il mercato della sigaretta elettronica è sempre più rivolto ai giovani: packaging accattivante, colori brillanti, spot con influencer, design pensati per essere portati in tasca come uno smartphone. Non più un oggetto da nascondere, ma da mostrare.

E qui si apre un’altra riflessione, forse la più importante.
Chi guadagna, davvero, da tutto questo?

Senza scivolare nella dietrologia, è lecito pensare che la salute dei consumatori non sia mai l’obiettivo primario. Come per ogni prodotto di massa, quello che conta è che sia desiderabile, vendibile, replicabile. Si parla di alternativa salutare, ma la verità è che si è solo aperto un nuovo mercato, con nuovi clienti e nuove dipendenze.

Alla fine, si cambia la confezione, si cambia il nome… ma la sostanza resta identica. Un nuovo volto per un vecchio meccanismo.

Aspiri qualcosa che non è aria. Respiri qualcosa che non ti serve. Ti aggrappi a un oggetto per sentirti incluso, accettato, identico agli altri. Ma davvero serve tutto questo per essere se stessi?

C’è qualcosa di più profondo che questa tendenza porta con sé: l’eterna difficoltà di restare liberi dalle pressioni sociali. Il bisogno di sentirsi parte di un gruppo, anche a costo di rinunciare alla propria autenticità. È la stessa dinamica che, in passato, ha fatto iniziare a fumare molti giovani, solo per sentirsi grandi, forti, uguali agli altri.

Poi, per alcuni, arriva il momento della consapevolezza. E lì cambia tutto.

Non si tratta di giudicare, ma di guardare le cose con occhi nuovi. Non per stabilire chi ha ragione o torto, ma per provare a capire.

A volte, basta un punto di vista diverso per far emergere ciò che era sotto gli occhi di tutti.

La libertà non è scegliere tra due forme di fumo.
La libertà è capire che non serve nessuna delle due per sentirsi accettati.

Non è questione di demonizzare, ma di conoscere, e soprattutto scegliere con coscienza. Fumare o svapare non fa di nessuno una persona sbagliata. Ma farlo senza sapere davvero cosa si sta facendo, questo sì, è il vero problema.

E allora che questo sia un pensiero gettato nel flusso, magari inutile per qualcuno, ma forse utile per altri. Perché il cambiamento non nasce da una legge, da una moda o da un dispositivo. Nasce da una scintilla interiore.

E quella scintilla può essere semplicemente una presa di coscienza, un attimo di lucidità in mezzo al vapore.



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Frank Perna

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