03 agosto 2025

3 agosto 1492: la partenza che cambiò tutto

Quando la scoperta diventa lo specchio della natura umana.



Il 3 agosto 1492, Cristoforo Colombo salpò da Palos de la Frontera alla volta di un mondo che, agli occhi europei, ancora non esisteva. Non sapeva dove stesse andando, ma sapeva che qualcosa avrebbe trovato. Quella data, impressa nei libri di storia, segna ufficialmente l’inizio di una delle più grandi svolte geopolitiche dell’umanità.

Ma più che una scoperta, fu l’inizio di una fine: quella di popoli, culture, lingue e spiritualità che abitavano quelle terre da secoli.

Colombo non scoprì nulla. Le Americhe non erano terre sconosciute: erano semplicemente terre sconosciute agli europei. Eppure, bastò questo per ribaltare il concetto stesso di civiltà. Quel viaggio segnò l’avvio del colonialismo, della sopraffazione giustificata dall’ignoranza, del potere esercitato nel nome della "superiorità" culturale e tecnologica.

È impossibile oggi immaginare un mondo senza quella scoperta. 
Qualcuno, prima o poi, avrebbe attraversato l’oceano. 

Ma il problema non fu il viaggio, né la scoperta. 
Il problema fu l’uomo, e il modo in cui reagì al diverso, al “nuovo”, a ciò che non comprendeva.

Bastava forse un altro approccio, un'altra coscienza. Non era necessario annientare chi era lì da sempre. Si poteva incontrare, conoscere, convivere. 

Ma l’arroganza europea, o meglio, dell’essere umano, non ha mai lasciato spazio al rispetto. Solo al dominio. Così, come oggi accade altrove, come è accaduto mille volte nella storia, si è scelta la conquista anziché il dialogo.

C’è una scena nel film “Non ci resta che piangere”, di Troisi e Benigni, nella quale i personaggi Mario e Saverio si ritrovano improvvisamente nel passato.

Saverio ipotizza di fermare Cristoforo Colombo prima della sua partenza.

In un momento di ironia amara, prova a spiegare l’assurdità della “scoperta” dell’America con un esempio disarmante: come se qualcuno andasse in Puglia, dichiarasse di averla scoperta e se ne appropriasse, nonostante i pugliesi vivano lì da duemila anni.

L’effetto è comico, ma il pensiero colpisce nel profondo.
Perché, in fondo, è esattamente ciò che accadde.

Non si scopre un luogo già abitato.
Non si cancella chi c’era, solo perché non lo si comprende.

La storia non si può cambiare. Ma può, e deve, insegnare.

La verità è che non fu la scoperta di una terra, in sé, a condannare un popolo, ma il modo in cui l’essere umano, da sempre, si pone davanti al diverso.

E se Colombo non fosse mai partito, qualcun altro lo avrebbe fatto. Perché ciò che doveva cambiare non era la rotta delle caravelle, ma la direzione dello spirito umano.

Non verso nuovi confini, ma verso una nuova coscienza.

Finché il mondo sarà governato dalla paura della differenza, e non dal rispetto per essa, ogni conquista porterà con sé una perdita.

E il vero progresso rimarrà lontano.
Non nelle mappe, ma nell’anima.



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Frank Perna

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