28 luglio 2025

Il linguaggio silenzioso del potere

Quando dubitare è un atto di coraggio e libertà.



Ci sono parole che nascono come strumenti di verità e finiscono per diventare maschere di potere.
La menzogna è tra queste. Non è un errore occasionale dell’individuo, ma un codice antico, trasmesso nel tempo come un linguaggio segreto da chi, generazione dopo generazione, ha imparato a costruire le fondamenta del controllo attraverso l’illusione. È stata chiamata strategia, diplomazia, necessità. Ma il suo cuore resta lo stesso: orientare, dirigere, plasmare.

La storia, osservata senza veli, racconta una sequenza perfetta di costruzioni mentali modellate ad arte. Laddove si voleva guidare un popolo, si creava una verità. Laddove si voleva reprimere un pensiero, si costruiva una menzogna. La verità, quando non era funzionale, diventava un rischio da oscurare. E per farlo, bastava renderla invisibile sotto una quantità sufficiente di narrazioni alternative. Non serviva nemmeno negarla: bastava sommergerla, fino a farla perdere di significato.

Eppure, nel tempo, qualcosa è cambiato. I mezzi si sono moltiplicati, la velocità dell’informazione ha superato ogni filtro, e con essa si è creata l’illusione che oggi sia tutto più trasparente. Ma non è la quantità di notizie a determinare la libertà, quanto la capacità di saper distinguere. In un mondo in cui ogni voce accusa l’altra di falsità, dove la contro-informazione diventa essa stessa una forma di propaganda, l’essere umano rischia di smarrirsi tra verità prefabbricate e dubbi mal tollerati.

Il pensiero critico, oggi, è un atto di coraggio. Chi solleva domande viene spesso ridotto a etichetta, chi dubita viene sospinto ai margini. Eppure è proprio nel dubbio che risiede la dignità della mente libera. Accettare tutto senza chiedersi il perché non è fiducia, è resa. Il rispetto per chi non accetta la prima versione dei fatti dovrebbe essere un fondamento del vivere civile, e invece diventa sospetto, fastidio, a volte persino condanna.

Non si tratta di ribellarsi per principio, né di cedere alla confusione di mille teorie che si annullano tra loro. Si tratta, piuttosto, di restare lucidi. Di non perdere la capacità di osservare il filo conduttore che da sempre collega la gestione del pensiero alla costruzione del potere. Perché dove si vuole governare senza fatica, si agisce sul linguaggio. Si determina cosa può essere detto, cosa deve essere creduto, e cosa non può nemmeno essere pensato. Si costruisce un mondo in cui l’obbedienza non è imposta con la forza, ma coltivata con abili narrazioni.

E allora sì, forse esistono due livelli. Non di classe o ideologia, ma di coscienza. Chi si lascia modellare e chi resiste. Chi accetta la versione ufficiale e chi si prende il tempo di ascoltare anche ciò che non viene detto. Chi dorme il sonno rassicurante della convenienza e chi sceglie di restare sveglio, nonostante il disagio.

La verità non è una certezza da brandire, ma una tensione continua, un orizzonte verso cui tendere. Mentire è facile, raccontare la verità è faticoso. Eppure, in un’epoca in cui tutto si confonde, essere fedeli a se stessi e ai propri pensieri è forse l’ultima forma possibile di libertà. Una libertà silenziosa, resistente, che non si impone, ma si difende. Con rispetto, con lucidità. E soprattutto con il coraggio di continuare a dubitare.



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Frank Perna

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