Sole, caldo, linee bizzarre sulla pelle e piccoli eroismi urbani:
il racconto di un'estate che è già iniziata.
La scena è sempre la stessa. La pelle, esposta a metà, si colora in modo diseguale, quasi con ironia. Linee nette tracciano il confine tra l’abbronzato e il latteo: spalle coperte e braccia abbrustolite, colli da canotta e polsi decorati da orologi fantasma. I cappellini dividono la fronte in zone climatiche, gli occhiali da sole regalano maschere degne del carnevale. E il tutto accade con la naturalezza di una sinfonia estiva, dove ogni nota è un raggio di sole non richiesto.
Giugno 2025, poi, ha fatto il suo ingresso senza troppi preamboli. Non una carezza tiepida, ma un asciugacapelli in pieno viso. In alcune zone d’Italia, e ormai quasi in tutte, le temperature hanno saltato il riscaldamento graduale e si sono tuffate dritte in modalità forno ventilato. Il risultato? La città che cammina al rallentatore, volti sciolti come gelati e dialoghi ridotti all’essenziale.
Nel bel mezzo di tutto questo, si sopravvive come si può. L’acqua è diventata una divinità moderna, cercata con lo stesso ardore con cui si inseguivano i Pokémon diverse estati fa. Bottigliette mezze vuote che girano come amuleti, ventagli improvvisati nati da fogli stampati o giornali dimenticati, magliette arrotolate che diventano turbanti. E tra un colpo d’afa e una corsa all’ombra, si scopre che sì, l’ironia è l’unico condizionatore a portata di tutti.
Ma sotto lo strato ironico, c’è anche un pizzico di filosofia. Perché questa abbronzatura strana, a chiazze, parla di qualcosa di più profondo: vivere l’estate non per come si sogna, ma per come capita. Senza filtri, senza SPF 50 (protezione contro raggi UVB), senza sdraio riservate. È la vita di chi lavora, di chi corre, di chi semplicemente non ha tempo di stendersi in spiaggia, ma si ritrova comunque marchiato dal sole.
Eppure, è anche una piccola medaglia. Un modo per dire: “C’ero anch’io”. Nelle giornate torride, nei pomeriggi senza aria, nei marciapiedi che sembrano lava e nelle notti con il ventilatore che gira come una ruota della fortuna.
E allora forse sì, questa abbronzatura diseguale è anche un modo per sentirsi vivi. Stanchi, sudati, un po’ lessi… ma vivi. E un po’ più umani, che non guasta mai.
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Frank Perna
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