Riflessioni su come la casualità, spesso invisibile, può cambiare il nostro destino, nonostante l’impegno.
Ci sono momenti in cui, a parità di sforzo, di preparazione, di valore, qualcuno arriva e qualcun altro no. Due persone percorrono lo stesso cammino con la stessa energia, eppure solo una taglia il traguardo. L’altra, magari, viene fermata da un ostacolo che non aveva previsto. Un imprevisto, una deviazione, una coincidenza.
E lì, nel punto cieco tra volontà e risultato, si inserisce qualcosa di invisibile: la casualità.
Perché è più facile pensare che tutto dipenda da noi. Fa bene all’orgoglio pensare di avercela fatta solo per merito, e fa male ammettere di non essere arrivati per qualcosa che non si poteva controllare.
Eppure succede.
La fortuna non fa rumore. Non sempre si presenta con eventi eclatanti.
Attenzione però:
riconoscere l’esistenza della casualità non significa deresponsabilizzarsi.
Se non si cammina, se non si lotta, il problema non è la sfortuna.
Ma se ci si mette in cammino con tutte le forze e non si arriva, forse non si tratta solo di non essere all’altezza. Forse è accaduto qualcosa di silenzioso, e nessuno se ne è accorto.
Ma non sempre è così.
A volte la differenza non sta nella bravura, ma nel momento in cui si è passati, nelle condizioni del percorso, nella casualità che ha premiato uno e ignorato l’altro.
Non per credere nel destino come alibi, ma per riconoscere che la vita, a volte, è fatta anche di ciò che non si vede.
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Frank Perna
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