Una riflessione sul tempo sospeso dell’insonnia, tra pensieri notturni e il desiderio di ritrovare sé stessi nel silenzio.
C'è una particolare forma di solitudine che si manifesta quando il mondo dorme e tu sei ancora lì, sveglio. Ti giri nel letto, con le lenzuola che sembrano stringerti più di un abbraccio, e fuori il silenzio sembra un eco di tutti i pensieri che non riesci a spegnere. Il corpo ti chiede di lasciarti andare, ma la mente è una radio accesa che non conosce il tasto “off”.
L’insonnia non è solo un disturbo del sonno, è uno stato dell’anima. È come se il tempo si dilatasse, e ogni ora si facesse più pesante della precedente. C’è chi non riesce a dormire per colpa dello stress, chi per un dolore fisico, chi per un’ansia sottile che non trova nome. Ci sono notti in cui il problema è il naso chiuso, altre in cui è il cuore ad essere troppo pieno. E poi ci sono quelle notti in cui il corpo si arrende, ma la testa ha ancora mille pensieri da rimettere a posto.
Capita a tanti, più di quanto si creda. A volte è un periodo, altre volte una condizione che va e viene, come il mare che bagna la riva e poi si ritira. Chi soffre d’insonnia non sempre lo dice, ma lo si riconosce. Negli occhi, nei silenzi, in quella stanchezza che nessun caffè riesce davvero a scacciare.
La verità è che dormire non è solo una necessità fisiologica, è anche un atto d’amore verso se stessi. È prendersi cura della propria energia, della propria lucidità, della propria serenità. Senza sonno, tutto diventa più difficile: pensare, sentire, vivere. Eppure, nella nostra società che corre sempre più veloce, dormire è diventato quasi un lusso. Come se il riposo fosse tempo sprecato, come se chi si ferma avesse perso la gara. Ma non è così. Dormire è un diritto. E, quando il sonno non arriva, è come se ci mancasse un pezzo fondamentale del nostro equilibrio.
Chi ha vissuto notti insonni lo sa bene. Si prova di tutto: tisane, respiri profondi, spray per il naso, parole sussurrate al buio, persino un bicchiere d’acqua come alleato notturno. Eppure, in certi momenti, nulla funziona. E allora non resta che accettare. Accettare che il corpo e la mente non sempre vanno d’accordo. Che alcune notti sono così, e vanno solo attraversate.
Ma è proprio in queste notti che, paradossalmente, può nascere anche una riflessione più profonda. Perché è quando tutto tace che certi pensieri diventano più chiari. La mancanza di sonno, per assurdo, può farci vedere cose che durante il giorno ignoriamo. Ci costringe a fermarci, ad ascoltare, a sentire. E magari, proprio lì, nel buio, ci accorgiamo che il problema non è il sonno che manca… ma qualcosa che nella nostra vita ha bisogno di cambiare.
E allora, che fare? Nulla di straordinario. Semplicemente iniziare a volerci un po’ più bene. Trovare momenti di calma durante il giorno, alleggerire la mente, respirare meglio. A volte basta spegnere uno schermo prima di andare a letto, altre volte serve spegnere un pensiero che ci tormenta da troppo. Non ci sono formule magiche. Ma esiste l’ascolto. E il rispetto del proprio ritmo.
Perché in fondo la notte non è nemica. È solo una parte del viaggio. E anche se il sonno non arriva subito, possiamo comunque imparare a viverla con più dolcezza.
E se il sonno dovesse continuare a farsi attendere, non dimentichiamo che a volte chiedere aiuto non è debolezza, ma un atto di cura verso sé stessi.
Anche il supporto di un medico può essere parte di quel cammino verso la quiete che tutti meritiamo.
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Frank Perna
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