Vite senza filtri, abitudini e valori di un'epoca irripetibile
Negli anni '80 la società aveva un'anima diversa, più spontanea, meno filtrata dalla tecnologia e dai social. Era un'epoca in cui il contatto umano era alla base di ogni interazione, senza schermi a fare da intermediari. Se volevi vedere un amico, andavi a citofonargli sotto casa; se volevi conoscere qualcuno, bastava un sorriso in discoteca o un incontro casuale per strada. Oggi tutto è più rapido e virtuale, ma il prezzo da pagare è stato la perdita di un certo calore umano che allora era scontato.
Le famiglie erano più unite, spesso bastava un solo stipendio per mantenere casa e figli, e la cena era un momento sacro in cui ci si sedeva tutti insieme senza distrazioni. Non esistevano smartphone a rubare l’attenzione, e anche la televisione aveva un suo ruolo, ma non era certo il fulcro della vita sociale. I programmi più attesi venivano visti tutti insieme, e spesso si commentavano in famiglia. Oggi sembra quasi impensabile immaginare una serata senza scrollare lo schermo di un cellulare, eppure a quei tempi le serate si passavano a chiacchierare, a giocare a carte o semplicemente a stare insieme.
L'amicizia era vissuta con più intensità. Non c’erano gruppi WhatsApp o chat di Telegram per organizzare un’uscita: ci si dava appuntamento a voce, si faceva affidamento sulla parola data, e se qualcuno non si presentava… si aspettava e basta! Le compagnie erano affiatate, e ogni quartiere aveva il suo "punto di ritrovo": il muretto, la piazzetta, il bar sotto casa. E i ragazzi passavano i pomeriggi all’aperto, giocando a pallone in strada o correndo in bicicletta per il quartiere, senza bisogno di essere costantemente monitorati dai genitori tramite GPS.
Anche il concetto di privacy era molto diverso. La gente si conosceva meglio, i vicini di casa sapevano sempre cosa facevi (a volte anche troppo!), e il rapporto con la comunità era più stretto. Non era raro vedere le porte di casa socchiuse, con i bambini che andavano e venivano dai cortili come se ogni casa fosse un'estensione della loro. Le madri si scambiavano consigli dalla finestra, e i negozianti del quartiere conoscevano tutti per nome. Oggi le porte sono blindate, le persone si isolano dietro agli schermi, e spesso non si conosce nemmeno il nome del vicino di casa.
Il lavoro aveva un valore diverso. Il mito del "posto fisso" era ancora forte, e chi trovava un buon impiego lo considerava un punto d’arrivo. Non c’era la frenesia di cambiare lavoro continuamente, e la precarietà che oggi affligge molte generazioni non era così diffusa. Si aveva meno paura del futuro, e anche se i soldi non erano mai abbastanza, si riusciva a risparmiare qualcosa senza troppe rinunce. Il sabato si usciva per fare la spesa al mercato rionale, dove si contrattava ancora sui prezzi, e i negozi di quartiere erano pieni di vita prima che arrivassero i grandi centri commerciali.
Gli anni '80 erano un'epoca più semplice, ma non per questo meno ricca di emozioni e di relazioni autentiche. La società moderna ha portato molti vantaggi, ma anche qualche sacrificio: abbiamo guadagnato in comodità, ma forse perso qualcosa in umanità.
Eppure, nonostante i cambiamenti e le nuove abitudini, gli anni ‘80 continuano a esercitare un fascino incredibile su chi li ha vissuti e persino su chi è nato dopo. Ma perché questo decennio non smette mai di essere celebrato e rimpianto? Forse è il momento di capire cosa ci ha lasciato e perché ancora oggi lo ritroviamo ovunque, dal cinema alla moda, fino alla musica.
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Frank Perna
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