Riflettiamo sul nostro rapporto con l'alimentazione, tra incertezze, abitudini e ironie della modernità.
Il cibo è da sempre una delle colonne portanti della nostra esistenza. Alimentarsi non è solo una necessità biologica, ma un atto culturale, emotivo e sociale. Eppure, nonostante millenni di evoluzione e studio, la domanda “Cosa dovremmo mangiare per essere davvero sani?” resta sorprendentemente senza una risposta chiara e definitiva.
Viviamo in un'epoca in cui il cibo è ovunque, in mille forme e versioni, ma questa abbondanza si accompagna a una crescente confusione. Da un lato, ci affidiamo a esperti che non sempre concordano tra loro, dall’altro, siamo bombardati da pubblicità che ci invitano a comprare prodotti che promettono miracoli per la salute. E poi ci sono i prodotti biologici, spesso visti come una soluzione più salutare, ma che talvolta nascondono insidie inaspettate.
Prendiamo ad esempio la mela, simbolo per eccellenza di una dieta sana. La mela perfetta, lucida e simmetrica, sembra uscita da una fiaba, ma la realtà è meno idilliaca. Spesso per ottenere quel bell’aspetto, i frutti vengono trattati con sostanze chimiche, inclusi strati di cera per proteggerli dagli insetti. Ed è qui che sorge una domanda ironica quanto inquietante: se neanche un insetto vuole mangiare quella mela, perché dovremmo farlo noi? Al contrario, una mela bruttina, magari con un verme dentro, ci racconta di una naturalezza che, paradossalmente, sembra più rassicurante.
Ma anche qui c’è il trucco. La crescente domanda di prodotti biologici ha portato all’introduzione di tecniche e trattamenti che spesso tradiscono il concetto stesso di “naturale”. Alla fine, anche chi sceglie bio non può sentirsi completamente al sicuro.
In questo marasma, non sorprende che ci si senta persi. E se questo non bastasse, c’è un ulteriore paradosso da considerare: mentre l’uomo moderno fatica a capire cosa mangiare, gli animali selvatici non sembrano avere questo problema. Seguono il loro istinto e si nutrono di ciò che la natura offre. Solo gli animali che vivono in città, come cani randagi, gatti e gabbiani, si trovano costretti a mangiare spazzatura, un’ulteriore conseguenza dell’ambiente umano.
Eppure, c’è una saggezza nascosta anche nella nostra incertezza. Varietà, moderazione e attenzione sembrano essere le uniche regole universali che possiamo seguire. Non si tratta solo di evitare il junk food o di comprare prodotti costosi, ma di ascoltare il nostro corpo e mantenere un equilibrio.
Ma qui si apre un altro tema spinoso: l’interconnessione tra l’industria alimentare e quella sanitaria. Se il cibo moderno spesso ci danneggia, i farmaci promettono di rimediare. Una sorta di ciclo infinito in cui l’uomo, pur cercando di mantenere il controllo, si trova intrappolato.
Alla fine, forse non c’è una risposta definitiva su cosa mangiare, ma una cosa è certa: il nostro corpo è un tempio e dobbiamo trattarlo con rispetto. Mangiare dovrebbe essere un atto consapevole, non solo per la nostra salute, ma anche per l’ambiente e per gli altri esseri viventi.
In un mondo dove tutto è regolato dall’industria e dalla pubblicità, la vera ribellione potrebbe essere tornare alla semplicità e alla saggezza della natura. Forse, la prossima volta che ci troveremo davanti a una mela lucida e perfetta, dovremmo chiederci: voglio davvero mangiarla?
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Frank Perna
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